STORIA E CARATTERISTICHE. Il palazzo, edificato sullo
scorcio del Novecento - secondo quanto si evince dalle lettere di Giuseppe Siotto custodite nei
volumi copialettere presso l'archivio della Fondazione Siotto a Cagliari - consta di un corpo
abitativo sviluppato su tre piani, circondato da preesistenti fabbricati connessi con l'attività agricola,
e di un parco che si estende per circa dieci ettari. Tutto il complesso è attualmente amministrato dal
Comune di Sarroch. A partire dalla seconda metà degli anni '80, in seguito alla donazione fatta da
Vincenzina Siotto (1900-1989) in memoria del padre, Giuseppe, l'intero fondo bibliotecario,
l'archivio familiare nonché una collezione di fotografie sono stati ceduti alla Fondazione Istituto
Storico 'Giuseppe Siotto' di Cagliari.
La villa, che ha perduto tutti i suoi arredi originari, conserva camini e nicchie in marmo bianco,
pareti decorate a finti marmi o impreziosite da finte carte da parati eseguite con la tecnica dello
stendi, in tonalità che vanno dall'indaco al bordeaux a seconda degli ambienti. I pregevoli soffitti
sono stati dipinti tra il 1903 e il 1907 - come risulta dall'epistolario custodito presso l'archivio della
Fondazione Siotto - da Lorenzo Mattei e Oreste Parenti, due pittori di origine continentale, in quel
periodo domiciliati a Cagliari, specializzati nella decorazione d'interni. Del primo non ci è nota la
provenienza, il secondo era genovese. I due, che negli stessi anni realizzarono insieme anche la
decorazione pittorica della facciata delle Ferrovie Secondarie del capoluogo isolano, si accordarono
direttamente con Giuseppe Siotto - come documenta una lettera datata 17 ottobre 1903 - sulla
tipologia delle pitture da eseguirsi su tutti i soffitti e delle decorazioni di tutti i muri della casa in
costruzione a Sarroch. Tuttavia il repentino scioglimento della società Mattei-Parenti, dovuta a
problemi finanziario-gestionali insorti fra i due, provocò il rallentamento dei lavori, presumibilmente
eseguiti in tempi diversi senza un comune accordo. Pertanto, anche in mancanza dei disegni
preparatori, risulta problematico distinguere le due mani. Ad ogni modo si tratta di opere che
risentono ancora del gusto eclettico diffuso nella seconda metà dell'Ottocento.
Sul soffitto dell'ampio atrio si scorgono curiose raffigurazioni dipinte su un fondo bianco
quadripartito: piccoli centauri si dispongono tra quattro medaglioni contenenti ritratti di illustri
personaggi, accompagnati da massime in italiano e in latino; mentre la parte centrale è impreziosita
da ghirlande di fiori. Gli altri ambienti al piano terra sono talvolta arricchiti da riquadri contenenti
piccoli paesaggi, rondini in volo e serti fioriti; mentre nella sala adibita a studio di Luigi Siotto, così
come nel soffitto che copre l'intera rampa di scale, anch'essa ornata da inserti pittorici, compaiono
decorazioni di tipo lineare e decori floreali più prossimi allo stile Liberty.
Al piano superiore, percorso da una galleria con pareti decorate a finti marmi e soffitti con ampi
medaglioni raffiguranti strumenti musicali ed emblemi della pittura e della scultura, si accede ad un
grande salone la cui decorazione pittorica, realizzata su disegno del Parenti (che ne rivendica la
paternità in una lettera del 18 marzo 1908), è ripartita entro cornici a finti stucchi. Si individuano
alcune specie di volatili (tra i quali fenicotteri e aironi), due figure femminili abbigliate alla moda
dell'epoca, una delle quali mascherata, conchiglie colme di fiori e grottesche sparse qua e là; mentre
al centro domina un grande riquadro azzurro, una sorta di cielo a trompe-l'oeil, in cui quattro paffuti
puttini, di discreta fattura, sostengono ghirlande e fanno svolazzare sulle loro teste un drappo dorato.
Ad un lato della sala si trova l'emblema della famiglia Siotto, sottolineato dal motto "Servavi”.
Merita d'essere menzionata un'altra sala più piccola, che ospitava la biblioteca, il cui plafond
reca al centro un mappamondo, accompagnato da un libro e da fogli con disegni d'architettura. Agli
angoli sono raffigurate teste di illustri letterati, tra i quali si riconosce Dante Alighieri. I soffitti del
secondo piano, invece, conservano pitture ornamentali meno interessanti, realizzate nel 1932 da
Giuseppe Citta, pittore decoratore di origine piemontese, per altro autore delle pitture murali dei
Municipi di Villasor e Quartu Sant'Elena, e di alcuni ambienti della Palazzina Merello a Cagliari. (Sarroch - Storia, Archeologia e Arte, Comune di Sarroch, a cura di Roberto Coroneo)
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